Reazioni. Estratti


"Reazioni" (Gruppo Albatros)
Il romanzo è stato pubblicato nel 2010.
E racconta la storia di Alina, una giovane mamma che vive da sola con la figlia Stella. Durante un'operazione di routine, scopre di avere una terribile malattia: la leucemia.

Ma può guarire, il suo medico curante Davide Milani, del reparto di ematologia oncologica, cerca da subito di infonderle coraggio e fiducia. Comincia così per Alina un periodo di cure e travaglio. Tra andirivieni fra casa, lavoro (che non lascia) e ospedale, riesce a portare avanti la sua vita. Anzi, la riconsidera, cominciando a dare finalmente il giusto valore a tutte quelle piccole cose che fanno della vita un'avventura straordinaria e unica.  Con l'aiuto dell'amore per la figlia e, inaspettatamente, con il sogno d'amore verso l'uomo che la ha in cura....
Un percorso di malattia e di guarigione fisica, psicologica e spirituale.


occhi ? Dai, apritevi… ecco, c’è qualcosa di fresco e rilassante sulla bocca, nel naso… ah.. è
la mascherina dell’ossigeno.. Mi sto risvegliando dall’anestesia… dunque è già tutto fatto
Nessun dolore. Solo una fatica incredibile nell’aprire gli occhi e l’impossibilità di parlare.
- Buongiorno Alina, tutto bene ? –
Chi aveva parlato? Cercò di guardarsi intorno: c’erano diversi dottori e infermieri, sembrava
stessero aspettando che lei si risvegliasse… come mai tutta quella gente lì per lei ? Troppa fatica
chiederselo, guardare, tenere gli occhi aperti. Meglio richiuderli.
- Alina…. Alina, sei sveglia ? –
“Sì”, avrebbe voluto rispondere, ma era troppo faticoso, e poi con quella mascherina sul naso! I
dottori evidentemente compresero la sua difficoltà perché dopo un attimo le tolsero la
mascherina dell’ossigeno.
Sì, ok, riusciva a respirare lo stesso.
Nel braccio aveva infilato l’ago di una fleboclisi, quello lo lasciarono.
Chissà che ore erano! Era entrata in sala operatoria alle dieci, se lo ricordava perché aveva
guardato l’orologio appeso alla parete. Si guardò intorno… trovò un altro orologio appeso ad
un’altra parete: erano le tredici e quindici.
Ecco, ora la stavano preparando per riportarla giù nella sua camera.
Chissà se c’erano i suoi genitori, o qualcuno, ad aspettarla!
In effetti sì, intravide sua madre che, con sguardo ansioso, la seguiva e scrutava; c’era anche
Sandro, il suo amico premuroso e di vecchia data che le voleva bene (probabilmente anche
qualcosa in più, ma ad Alina questo non interessava).
L’accompagnarono in camera, la sistemarono nel lettino con un po’ di difficoltà perché lei
faceva fatica a muoversi, ancora evidentemente indolenzita dall’anestesia.
Appena i dottori uscirono dalla stanza, la mamma e Sandro si avvicinarono al suo letto.
- Ciao, piccola, allora ? -
- Ti fa male da qualche parte ? –
- No, no… tutto bene… ciao … -
Che fatica parlare! Le erano uscite delle parole farfugliate, assonnate…Ma l’effetto
dell’anestesia quanto ci avrebbe impiegato ad abbandonarla ?
I due le fecero altre domande, alle quali lei rispose piano, vagamente, troppo ancora affaticata
per sostenere una conversazione.
Finalmente, dopo un’oretta, durante la quale probabilmente si riaddormentò anche, trovò la
forza, facendosi aiutare, di spiare la pancia per vederne le ferite.
C’erano quattro cerotti, uno in alto, due ai lati ed uno sull’ombellico. Soltanto quattro buchini
sotto ai cerotti, probabilmente. Pensare che sua mamma, quindici anni prima, o forse venti, era
stata operata della stessa identica cosa, ma a lei le avevano fatto un taglio lungo tutta la pancia !
Dopo un’altra oretta, la mamma e Sandro se ne andarono. Alina nel frattempo era riuscita a
mettersi seduta, così, quantomeno, poteva sperare di leggere, o di parlare un po’ con le
campagne di stanza, o ascoltare la musica.
Invece si addormentò di nuovo, così, seduta.
Si svegliò quando entrò un dottore per controllare la flebo.
- Cosa c’è dentro ? – riuscì a chiedergli
- Una soluzione glucosata, per farti riprendere un po’ di forze… come ti senti ? –
- Bene, ma tanto stanca… -
- Vediamo la pancia. –
Il dottore guardò i cerotti con aria esperta e toccò lievemente li intorno.
- E’ tutto a posto ? – chiese curiosa Alina
- Sì… ecco, in questa boccetta ci sono i tuoi calcoli – disse allungandole un piccolo contenitore
in plastica. Alina lo guardò e vide tanti piccoli sassolini.
- Ma quanti sono ? –
- Nove… -
“Accidenti!” pensò Alina. Guardò di nuovo il dottore, voleva chiedergli se era stato lui ad
operarla, ma non fece in tempo a farlo perché l’uomo scrisse qualcosa su di una cartella che
teneva in mano e sparì in fretta dicendo:
- Tutto a posto, ci vediamo più tardi. –
Secondo Alina sì, era lui che l’aveva operata: aveva giusto l’aria del chirurgo.
Finalmente, alla sera, ricevette il suo primo pasto da quando era entrata in ospedale: un brodino
con un po’ di pastina, un pezzo di pane ed una mela grattugiata.
Dopo mangiato, dovendo andare in bagno, faticosamente si trascinò la sua “fedele” flebo che il
dottore era venuto a controllare di nuovo perché finita, ma soltanto per ordinare ad
un’infermiera di sostituirla con un’altra. Questa volta era però riuscita a chiedergli se l’aveva
operata lui: la risposta era stata affermativa.
Dopo quel piccolo viaggio in bagno, si rimise a letto, chiacchierò un po’ con le compagne di
stanza, e poi si allungò per riaddormentarsi. Le sembrò di sentirsi un po’ meglio, meno
rimbambita dall’anestesia, ma sempre molto stanca.
operata di calcoli se n’è andata, non ho fatto in tempo a chiederle se anche lei aveva fatto tutte
queste flebo dopo l’operazione… “
Che infinita stanchezza… dov’è la luce ? e perché sono sveglia ma non riesco ad aprire gli?”Sarà per questo che continuano a farmi flebo? Perché sono sempre stanca?. La signora
Non fece in tempo a continuare il pensiero, il sonno la riavvolse fino alla mattina seguente.
Si risvegliò abbastanza presto, sentendosi decisamente meglio: meno assonnata, più sveglia e
presente a se stessa. L’effetto dell’anestesia totale era definitivamente passato, finalmente…
Nel braccio, però, aveva ancora la flebo, di un colore diverso rispetto al giorno prima, notò.
Si raddrizzò a sedere, cominciando anche a desiderare di alzarsi per fare una passeggiata. Un
improvviso giramento di testa la fece però desistere da tale pensiero e la costrinse a sdraiarsi di
nuovo.
“Sono ancora debole”
(.....)
Verso metà mattina, arrivarono due dottori ed un’infermiera per le visite di controllo
(....)
Quella visita di controllo fu però tragicamente diversa dalle altre… almeno per Alina. Per lei, fu
infatti il preludio a qualcosa che avrebbe sconvolto e cambiato tutta la sua vita per sempre.
Qualcosa che certo nessuno si sarebbe aspettato, tanto meno lei.
Uno dei due dottori, il più giovane e dall’aria un po’ troppo spavalda, le confermò che
l’operazione era andata bene, che la flebo aveva fatto il suo dovere e quindi la interrompevano e
che l’indomani mattina poteva lasciare l’ospedale per tornare a casa. Poi aggiunse, neanche
tanto a bassa voce così che anche le sue compagne di stanza sentissero:
- Gliel’hanno detto che le sue analisi del sangue denotano forte anemia e valori dei globuli
bianchi alti ? –
Alina non capì bene.
- No… - rispose piano.
- Allora glielo dico io. Lei ha un’importante anemia e i globuli bianchi più alti del normale. Da
quanto tempo ha questo problema?–
- Io… non so…sapevo di essere un po’ anemica, ma è da quando son nata che lo sono, mi
manca il ferro credo… -
- Temo che non sia solo il ferro, che peraltro in queste analisi ha valori pressoché normali.
Comunque ci sarà scritto tutto nella lettera di dimissioni che le consegneremo domani mattina.
Il mio consiglio è che si rivolga immediatamente ad un ematologo per degli accertamenti. –
- Un ematologo ? Ah, sì… ma il dottore che mi ha operata non mi ha detto nulla, posso parlare
con lui ? –
- Lui non c’è oggi. Comunque le analisi sono scritte, io ero nell’equipe del dottore che l’ha
operata. –
Quel dottore giovane e impertinente le era risultato antipatico fin dal primo momento in cui
l’aveva visto entrare nella stanza quella mattina. Troppo sfacciato, al limite della scortesia… e
poi cosa le andava a dire ? Cosa voleva insinuare con quel “
sempre stata anemica, e allora? Doveva andare da un ematologo adesso quando non l’aveva mai
fatto prima perché non necessario? I globuli bianchi alti… i globuli bianchi non erano quelli che
proteggevano dalle malattie ? O quelli che si alzavano a dismisura in certi tipi di leucemia ? I
suoi globuli erano sempre stati normali, ne era sicura, e l’ultima volta che li aveva controllati era
stato soltanto pochi mesi prima di fare le analisi pre-operatorie. Non stava forse esagerando,
quel dottore indisponente? O magari farneticando ? Voleva spaventarla per niente ?
Si accorse che le sue compagne di stanza erano ammutolite e si erano improvvisamente messe a
leggere delle riviste. Alina non riuscì a commentare nulla, si limitò a sdraiarsi e a chiudere gli
occhi, fingendo di volersi riposare serenamente. In realtà un’ansia improvvisa le aveva chiuso lo
stomaco e tolto la parola...
(....)
… pensò con un velo di tristezza.temo non sia solo il ferro” ? Lei era



1. I sospetti (estratto dal 1° capitolo)
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